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VENGA A PRENDERE IL CAFFE'...DA NOI (1970)
 
     
 
     
 
Venga a prendere il caffè...da noi  
  Titolo:
  Venga a prendere il caffè...da noi
 
  Anno:
  1970
 
  Regia:
  Alberto Lattuada
 
  Con:
 
Ugo Tognazzi, Milena Vukotic, Alberto Lattuada.  
 
 
     
    Interpreti e Personaggi
     
     
     
  INTERPRETI E PERSONAGGI:  
     
  Ugo Tognazzi (Emerenziano Paronzini), Francesca Romana Coluzzi (Tarsilla Tettamanzi), Milena Vukotic (Camilla Tettamanzi), Angela Goodwin (Fortunata Tettamanzi), Jean Jacques Fourgeaud (Paolino), Piero Chiara (Pozzi), Valentine (Caterina), Antonio Piovanelli (don Casimiro), Checco Rissone (Mansueto Tettamanzi), Natale Nazzareno (un garzone), Carla Mancini (una studentessa), Alberto Lattuada (il medico).
 
 
 
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    Cast Tecnico
     
     
     
  CAST TECNICO  
     
  Soggetto: dal romanzo "La spartizione" di Piero Chiara - Sceneggiatura: Alberto Lattuada, Piero Chiara, Tullio Kezich, Adriano Baracco - Fotografia (Panoramico, Eastmancolor, colore della Spes): Lamberto Caimi - Scenografia: Vincenzo Del Prato - Costumi: Dario Cecchi - Musica: Fred Bongusto - Montaggio: Sergio Montanan - Produzione: Maurizio Lodi Fè per Mars Film Produzione (Roma) - Distribuzione: Cinema International Corporation - Origine: Italia.  
 
 
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    Trama
     
     
     
  TRAMA  
     
  Scapolo, anche se non più tanto giovane, Emerenziano Paronzini, funzionario dell'Ufficio imposte dirette, viene trasferito in una cittadina di provincia con il grado di vice capo-servizio dell'Ufficio distrettuale. Trovata una modesta sistemazione in una pensione, Emerenziano mette gli occhi sulle tre sorelle Tettamanzi. Tarsilla. Camilla e Fortunata, che da poco hanno ereditato dal padre e vivono sole, con la cameriera Caterina. Approfittando della sua carica, è facile per il funzionario riuscire a farsi invitare a casa Tettamanzi per prendere il caffé. Può così valutare più da vicino le qualità delle tre sorelle, e dopo qualche tempo, con disappunto di Tarsilla e Camilla, chiede in moglie Fortunata. Dopo il viaggio di nozze, Emerenziano può finalmente entrare da padrone nella casa delle Tettamanzi, diventando il centro della loro esistenza, oggetto privilegiato di ogni cura e attenzione. L'uomo programma le notti d'amore con la moglie sulle base di consigli del medico di famiglia, a scadenze settimanali fisse. Ma progressivamente la sua attività erotica va aumentando, a mano a mano che a Fortunata vengono ad aggiungersi anche Camilla e Tarsilla; cosi che in casa tutti sono felici e appagati: anche perché ai riti erotici si alternano opportunamente anche quelli culinari. La perfezione viene raggiunta quando anche Caterina riesce ad avere il suo turno. Emerenziano si trova proprio a letto con lei quando viene colpito da un improvviso malore: è una grave malattia, che lo immobilizza su di una sedia a rotelle. È così ora completamente disponibile alle amorevoli cure delle sue quattro donne.
 
 
 
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    La Critica
     
     
     
  LA CRITICA  
     
  Continua la serie delle interpretazioni memorabli di Tognazzi come protagonista di film di buon livello qualitativo. Anche l'incontro con Lattuada è fortunato; il film incontra un rilevante successo di pubblico e procura all'attore il premio per l'interpretazione all'XI° festival internazionale di Cartagena (Columbia). Commentando questa sua esperienza, Tognazzi farà anni dopo delle osservazioni utili a capire meglio it suo personaggio, che di film in film ripropone delle caratteristiche costanti: «È un personaggio che mi è piaciuto molto perché il clima, l'atmosfera, il modello di questo personaggio, è la mediocrità. Io riconosco a me stesso molte caratteristiche delta mediocrità, non tutte naturalmente: così le mie, unite a quelle due o tre che caratterizzano in permanenza il personaggio, hanno dato come risultato un annuario, un glossario delta mediocrità umana. Sono sensibile alla mediocrità degli altri, questo mi è sempre servito quand'ero attore comico in rivista: il mio personaggio nasceva sempre da una osservazione della mediocrità della vita e quindi degli uomini. Nel film di Lattuada sono stato affascinato dalla possibilità di costruire un campione di mediocrità, una mediocrità che qui, per di più, è sublimata dal fatto che il personaggio è anche presuntuoso. Quest'uomo non conta niente, è meno che niente, ha solo un progetto mediocre, un comportamento mediocre; tuttavia crede che il suo comportamento sia quello di un personaggio importante. Questo tema mi piace molto. [...] "Venga a prendere il caffé... da noi" è stato un film di grande collaborazione con il regista. Lattuada mi ha chiesto di aggiungere al personaggio certi modi di essere, certi "tic", lui metteva una cosa, io ne mettevo un'altra, uno scambio continuo».  
  (Ugo Tognazzi in Ecran 73, Parigi, n. 19, novembre 1973, p. 8).  
     
  «[...] Il film [...] va per conto suo su una strada che immeschinisce pesantemente la materia trattata, piena (nelle pagine di Chiara) di veleni e di definizioni umane, ambientali e storiche [...] sulla vita della provincia italiana. [...] "Venga a prendere il caffé... da noi" è una modesta commedia all'italiana che, pretendendo di svolgere un discorso satirico sulla provincia, si limita a calare in macchiette fisse su qualche sfondo ambientale obbligato (i portici, il lungolago, ecc.) l'arcinota casistica post-boccaccesca del gallismo nazionale [...]».
 
  Ermanno Comuzio, Cineforum, Bergamo, n. 99, gennaio-febbraio 1971, pp.114 116.  
     
  «[...] Ugo Tognazzi si muove a pieno agio, con gioia corposa, nel personaggio del Paronzini, restituendone, con misura e vigore, il vitalismo, le golosità, il decoroso squallore. Abilissimo è stato Lattuada a comporre il mazzo diabolico delle tre sorelle, esaltandone le prestazioni fisiche diverse [...]».
 
  Alberico Sala, Corriere d'Informazione, Milano, 7 ottobre 1970.  
     
  «[...] Ci troviamo di fronte, almeno per quanto riguarda la rappresentazione di una certa società, alla più completa mancanza di agganci con una realtà qualsiasi. [...] La qualità principale di questo film è forse una certa umiltà. [...] Questi attori comici hanno un loro gioco che va molto al di là dell'occasione narrativa che gli fornisce il pretesto per esibirsi. È un gioco fine a se stesso che crea tra l'attore e il pubblico un rapporto assolutamente indipendente dalle vicende del film. Ugo Tognazzi in "Venga a prendere il caffé... da noi" rinnova puntualmente questo rapporto che, tale e quale, si verificava nei suoi film precedenti. [...]».
 
  Alberto Moravia, L'Espresso, Roma, 1 novembre 1970, p. 27.  
 
 
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  FOTOGALLERY  
     
 
 
Milena Vukotic, Angela Goodwin, Francesca Romana Coluzzi e Ugo Tognazzi nel film VENGA A PRENDERE IL CAFFE'...DA NOI - 1970   Ugo Tognazzi nel film VENGA A PRENDERE IL CAFFE'...DA NOI - 1970   Ugo Tognazzi e Milena Vukotic nel film VENGA A PRENDERE IL CAFFE'...DA NOI - 1970
 
 
 
 
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