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CURIOSITA'
  - LE 4 LEGGENDE - La leggenda di papa Giovanni
 
     
 
     
 
La leggenda di papa Giovanni
 
 
(di Ugo Tognazzi)
 
     
  Velletri, dove abito io, si trova a pochi chilometri da Castelgandolfo, una residenza di ben altro prestigio. Un giomo di qualche annetto fa venni raggiunto da una telefonata quantomeno sconcertante... Era da Castelgandolfo e proprio da "quella" residenza. Dall'altro capo del filo, una voce vellutata, molto gentile (l'accento poteva essere tra il napoletano e il pugliese, ma forse era "basilicato") mi preannunciava con garbo una visita "molto importante". E mi si chiedeva assoluto rispetto della riservatezza e una estrema cautela in ordine all'evento, data la sua delicatezza... Mi si ricordavano le mie origini cremonesi... che Cremona ha molte affinità con il Suo paese natale, che... la Sua permanenza a Roma Lo aveva privato, purtroppo, di... insomma di una delle poche gioie terrene delle quali sentiva di non poter fare a meno, sicuro che poi I'Altissimo lo avrebbe perdonato. E poiché io ero lì a due passi, ed... essendo note le mie capacità gastronomiche e il culto che, come la Persona in questione, ho per tutto ciò che produce la natura... Non ricordavo? Quella volta in piazza San Pietro quando, venendo giù un improvviso acquazzone, invitò i fedeli a tornare alle proprie case ma senza maledire I'acqua perché I'acqua è manna del Cielo, con I'acqua crescono i prodotti della terra... il grano... e con il grano si fa la polenta, che è tanto buona... No, proprio non ricordavo, ma misi a fuoco l'unico dato concreto e mangereccio di tutto il discorso: polenta. Una polenta, perbacco, anche se sei confuso, emozionato e portato alle "gaffe", è sempre una polenta. «Che cosa devo fare?» dissi. «La devo mandare a Castelgandolfo?» «No, no» fu la risposta, molto premurosa, «Verrebbe a degustarla personalmente da lei...» Proposi allora una polenta taragna. Sarebbe stata gradita? In fondo, era una specialità bergamasca. «Aspetti un attimo», rispose la voce flautata, e nei pochi attimi di attesa mi parve di sentire un sussurrio di inattesa pregustazione. «Mi dice» riprese poi l'interlocutore, «mi dice che sono almeno dieci anni che non mangia la polenta taragna...» Insomma andava bene, ma che avessi fatto attenzione a contenere il resto in una necessaria frugalità. E che, inoltre, cosa altrettanto necessaria, questo menu I'avessi servito io personalmente, onde evitare la presenza di persone estranee. Ero come pietrificato. Non riuscivo a trovare qualcosa da dire per continuare la conversazione. Allora, feci riferimento alla stanza che il sacerdote di Velletri aveva benedetto e che, per la sua conformazione architettonica, mi sembrava quanto mai confacente all'evento. «Pensi» dissi, «che il Frontini... il muratore... ha appena terminato la sala da pranzo, costruita con delle pietre bianche che non si vedono molto da queste parti... penso proprio che debbano essere pietre delle montagne bergamasche. Annunci questo particolare... anzi dica pure che... insomma, a questo punto balbettavo proprio, a parte tutto il resto mi preoccuperò di far tornare il prete di Velletri... per benedire anche il pranzo». Così terminò la telefonata più sconvolgente della mia vita, una telefonata che, di lì a qualche giorno, mi avrebbe consentito di scrivere nell'albo d'oro dei miei ospiti più illustri anche il nome di Papa Giovanni XXIII, il papa buono.  
 
     
   
   
 
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